Infortunio sul lavoro in nero: a rischio sia il lavoratore che il datore di lavoro

Chi paga gli infortuni sul lavoro in nero? Le conseguenze possono essere devastanti

Immaginate la scena di un lavoratore come Marco, impegnato in un turno come aiuto cuoco, ma in nero. Durante il suo lavoro, un incidente con l’olio bollente gli provoca ustioni di secondo grado. Una situazione già difficile che si complica ulteriormente quando si tratta di lavoro irregolare. Ma a chi tocca pagare in questi casi? Le ripercussioni possono essere molto più serie di quanto si pensi.

La doppia beffa del lavoro nero in caso di infortunio

Quando un lavoratore impiegato in nero subisce un infortunio, si apre un complesso scenario giuridico per il datore di lavoro. L’articolo 2087 del Codice Civile obbliga l’imprenditore a garantire la sicurezza dei propri lavoratori, indipendentemente dal fatto se essi siano regolari o meno. Ciò significa che anche in caso di lavoro non regolarizzato, la responsabilità ricade sul datore.

In caso d’infortunio di un lavoratore in nero, il datore di lavoro si trova ad affrontare diverse conseguenze concomitanti, tra cui:

  • Responsabilità penale per la violazione delle norme sulla sicurezza
  • Sanzioni amministrative per utilizzo di lavoro irregolare
  • Obbligo di risarcimento per i danni subiti dal lavoratore
  • Pagamenti aggiuntivi per i contributi evasi, includendo sanzioni

Le conseguenze economiche: un salasso inevitabile

Per il datore di lavoro che assume in nero, l’assenza di copertura assicurativa INAIL si traduce in un esborso diretto e massiccio per coprire le spese mediche del lavoratore infortunato, per sostenere la riabilitazione e il mancato guadagno. Stando alla giurisprudenza solida della Cassazione, come determinato dalla sentenza 8486/2019, il datore è tenuto anche a compensare il danno biologico ed esistenziale.

La beffa delle sanzioni multiple

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro può imporre sanzioni a partire da 1.800 euro per ogni lavoratore in nero, con un’aggiunta del 20% in caso di infortunio. Queste si sommano alle sanzioni per la mancata dichiarazione del rapporto di lavoro e all’evasione dei contributi previdenziali.

La responsabilità penale: quando il nero diventa un reato

Se l’infortunio è grave, il datore di lavoro può affrontare un’incriminazione per lesioni personali colpose, come previsto dall’articolo 590 del codice penale, con l’aggravante delle violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Le pene previste possono raggiungere fino a tre anni di reclusione.

Come si tutela il lavoratore in nero?

Anche di fronte all’irregolarità del rapporto di lavoro, il lavoratore in nero conserva il diritto alla tutela prevista dalla legge. Ha la possibilità di segnalare l’accaduto all’Ispettorato del Lavoro e all’INAIL, che provvederanno alle verifiche necessarie. L’INAIL, in particolare, anticipa le prestazioni al lavoratore e si rivale sul datore di lavoro secondo l’articolo 67 del D.P.R. 1124/1965.

Il paradosso della prevenzione mancata

Spesso, gli infortuni nei lavori in nero avvengono proprio per l’assenza di misure di sicurezza elementari. Nel tentativo di risparmiare evitando un’assunzione regolare, il datore di lavoro si espone a rischi giuridici ed economici decisamente più alti.

Il vero costo del lavoro nero

Il fascino del risparmio offerto dal lavoro nero può rivelarsi una scelta pericolosa. In caso d’infortunio, le conseguenze economiche e legali possono rivelarsi rovinose, mettendo a rischio la sostenibilità stessa dell’azienda.

Consigliabile è la regolarizzazione: non solo un obbligo legale, ma una vera e propria polizza a tutela della stabilità della propria impresa. A conti fatti, i costi di un’assunzione regolare sono minimi rispetto al rischio di perdite molto maggiori dovute a un infortunio nei lavori in nero.

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