Giuseppe Cavo Dragone: dal gergo navale alla leadership nell’Alleanza Atlantica
Giuseppe Cavo Dragone non è solo un nome che appare nei titoli dei telegiornali quando si parla di sicurezza internazionale, ma una personalità complessa che incarna l’élite militare italiana ai vertici NATO. L’attuale presidente del Comitato Militare dell’Alleanza Atlantica rappresenta una figura di primo piano nella geopolitica mondiale, con un percorso professionale e un approccio alla leadership che meritano un approfondimento.
Dietro l’austera divisa militare si nasconde uno stratega con una visione equilibrata della sicurezza internazionale, capace di mediare tra posizioni diverse e di interpretare le complesse dinamiche geopolitiche attuali. Conosciamo meglio l’uomo che guida il braccio militare della NATO in questo periodo di tensioni globali, esplorando aspetti inediti della sua carriera e del suo pensiero strategico.
Il diplomatico in uniforme: equilibrio e pragmatismo come marchio di fabbrica
La carriera di Cavo Dragone è caratterizzata da un percorso di crescente responsabilità: Capo di Stato Maggiore della Marina Militare (2017-2021), Capo di Stato Maggiore della Difesa (2021-2024), fino alla nomina come presidente del Comitato Militare NATO nel gennaio 2025. La sua elezione unanime nel settembre 2023 testimonia il rispetto guadagnato tra i partner dell’Alleanza Atlantica.
Nel suo storico discorso al Senato dell’aprile 2025, Cavo Dragone ha evidenziato quello che lui stesso definisce un “paradosso” della sicurezza contemporanea: “La deterrenza militare non è un fine in sé, ma uno strumento per garantire che la diplomazia possa lavorare da una posizione di forza.” Questa visione riflette un approccio pragmatico che rifugge dalle semplificazioni ideologiche.
Come ha sottolineato in un’intervista: “Il rafforzamento della NATO e la costruzione di una difesa europea non sono obiettivi contrapposti, ma complementari.” La sua capacità di mediare tra posizioni diverse senza compromettere l’efficacia operativa rappresenta una qualità essenziale per chi guida il massimo organismo militare dell’Alleanza.
Un pensiero strategico radicato nella storia: l’approccio intellettuale alla difesa
Dietro il militare di carriera si cela un intellettuale con solida formazione accademica. Laureato in Scienze Navali presso l’Università di Pisa e in Scienze Politiche alla LUISS di Roma, Cavo Dragone integra costantemente l’analisi storica nel suo approccio alle questioni di sicurezza.
Durante un discorso al NATO War College nel 2024, ha sorpreso molti citando paralleli tra le attuali strategie di deterrenza dell’Alleanza e i sistemi difensivi romani: “Come il limes romano, la forza della NATO risiede in una difesa stratificata e nella pazienza strategica.” La sua biblioteca personale contiene una vasta collezione di testi sulla storia militare, rivelando un approccio analitico fondato sulla conoscenza delle lezioni del passato.
“Chi non conosce le lezioni della storia è destinato a pagarne il prezzo sul campo di battaglia,” ha dichiarato in un’intervista, rivelando come il suo approccio intellettuale alla strategia militare influenzi anche la gestione del Comitato NATO, dove promuove analisi approfondite delle dinamiche geopolitiche e incoraggia i rappresentanti dei 32 paesi membri a considerare le implicazioni a lungo termine delle loro raccomandazioni.
La comunicazione chiara come priorità strategica
In un’epoca di crescente complessità geopolitica, Cavo Dragone si distingue per il suo impegno verso una comunicazione accessibile. Durante una conferenza stampa NATO nel 2024, ha espresso apertamente la sua frustrazione per l’eccessivo utilizzo di gergo specialistico: “Dobbiamo parlare in modo comprensibile se vogliamo che il pubblico capisca l’importanza del nostro lavoro.”
Questa posizione non è solo una preferenza stilistica, ma riflette una visione più ampia del rapporto tra istituzioni militari e società civile. “La trasparenza costruisce fiducia nelle istituzioni,” ha affermato in diverse occasioni, sottolineando come la NATO debba rafforzare la sua capacità di comunicare efficacemente con i cittadini dei paesi membri.
Fonti interne all’Alleanza riferiscono che ha promosso direttive per limitare l’uso di acronimi nei documenti ufficiali e che durante i briefing è noto per interrompere presentazioni eccessivamente tecniche, richiedendo che i concetti vengano spiegati in termini accessibili. Questo approccio si è rivelato particolarmente importante nel contesto della guerra in Ucraina, dove la NATO ha dovuto spiegare ai cittadini europei la natura del suo supporto e i limiti del suo coinvolgimento.
Il retaggio navale nella visione strategica globale
La prospettiva unica di un ammiraglio della Marina Militare Italiana permea l’approccio di Cavo Dragone alla strategia internazionale. Durante un’intervista ha utilizzato una metafora marittima particolarmente efficace: “In mare impari che non puoi controllare gli elementi, ma solo adattarti a essi. Lo stesso vale per la geopolitica: le grandi potenze sono come correnti oceaniche, e la NATO deve essere abbastanza agile da navigare tra esse.”
Il suo background nella Marina, dove ha comandato diverse unità navali e ricoperto ruoli di leadership strategica, ha plasmato la sua visione della NATO come un’alleanza che deve mantenere flessibilità operativa pur rimanendo ancorata a principi chiari. Nel contesto delle crescenti tensioni nel Mar Nero e nel Mar Baltico, la sua esperienza navale si è rivelata particolarmente preziosa.
“I mari non sono solo vie di comunicazione, ma domini contestati dove si misurano le ambizioni geopolitiche delle potenze,” ha sottolineato durante un briefing sulla sicurezza marittima. La sua esperienza come pilota di elicotteri navali aggiunge un’ulteriore dimensione alla sua comprensione delle operazioni marittime integrate, aspetto sempre più rilevante nelle esercitazioni NATO che combinano capacità aeree, navali e terrestri.
Difesa europea e Alleanza Atlantica: una visione integrata
Uno degli aspetti più significativi della leadership di Cavo Dragone riguarda la sua posizione sul rafforzamento della difesa europea. Durante il discorso al Senato dell’aprile 2025, ha affrontato il tema dell’obiettivo del 3% del PIL per la difesa, inserendolo in un contesto più ampio: “L’Europa deve rafforzare le proprie capacità difensive non come alternativa alla NATO, ma come pilastro europeo di un’alleanza transatlantica più forte.”
Ha evidenziato le carenze nelle capacità militari europee emerse durante recenti operazioni, particolarmente nell’ambito della difesa aerea, della mobilità strategica e della guerra elettronica. Secondo l’ammiraglio, queste lacune sono il risultato di decenni di sottoinvestimento seguito alla fine della Guerra Fredda, un periodo che ha definito “il dividendo della pace che si è trasformato in un deficit di sicurezza.”
Allo stesso tempo, ha sottolineato che il rafforzamento militare non deve essere un processo cieco: “Non si tratta solo di spendere di più, ma di spendere meglio, eliminando le duplicazioni e investendo in capacità che aumentino realmente la nostra resilienza collettiva.” Questa posizione equilibrata riflette la sua capacità di mediare tra diverse sensibilità all’interno dell’Alleanza, rispettando le preoccupazioni dei paesi che temono una corsa agli armamenti, ma sottolineando l’urgenza di un rinnovato impegno per la difesa.
La gestione della crisi ucraina: deterrenza e diplomazia
Come presidente del Comitato Militare NATO, Cavo Dragone svolge un ruolo centrale nel coordinamento della risposta dell’Alleanza alla guerra in Ucraina. Nel gennaio 2025 ha dichiarato: “Il nostro sostegno all’Ucraina deve essere duraturo e adattabile all’evoluzione delle condizioni sul campo di battaglia.”
Sotto la sua guida, il Comitato ha formulato raccomandazioni cruciali riguardo alla fornitura di sistemi d’arma, all’addestramento delle forze ucraine e al rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza. La sua esperienza in operazioni multinazionali, maturata durante il comando del contingente italiano nella missione UNIFIL in Libano, gli ha fornito una comprensione approfondita delle sfide logistiche e operative.
- Sostegno militare all’Ucraina per rafforzare la posizione negoziale
- Rafforzamento del fianco orientale NATO per prevenire l’escalation
- Mantenimento dei canali diplomatici per una soluzione pacifica
- Coordinamento con i partner globali per una risposta coerente
Cavo Dragone ha sempre mantenuto una chiara distinzione tra il sostegno all’Ucraina e l’evitare un confronto diretto con la Russia: “La NATO non è in guerra con la Russia, ma non può permettere che l’aggressione ridisegni i confini in Europa. Il nostro obiettivo è rafforzare la posizione negoziale dell’Ucraina, non prolungare il conflitto.” Questa gestione della crisi illustra perfettamente il “paradosso” che ha descritto: mantenere una postura militare credibile per prevenire un’ulteriore escalation, mentre si lavora per creare spazi di dialogo.
La NATO nel mondo multipolare: adattabilità, interoperabilità e partenariati globali
Nel guardare oltre le crisi immediate, Cavo Dragone ha delineato una visione strategica per il futuro dell’Alleanza Atlantica in un mondo sempre più multipolare. Durante un forum sulla sicurezza a Bruxelles nel 2024, ha identificato tre pilastri per la NATO del futuro: adattabilità, interoperabilità e partenariati globali.
“La NATO non può più concentrarsi esclusivamente sulla minaccia orientale,” ha affermato. “Dobbiamo sviluppare una visione a 360 gradi che includa le sfide provenienti dal sud, dal cyberspazio e dallo spazio extra-atmosferico.” Un elemento chiave della sua strategia è il rafforzamento dei partenariati con paesi non membri, in particolare nella regione Indo-Pacifica, intensificando la collaborazione con Giappone, Corea del Sud e Australia.
Cavo Dragone ha anche sottolineato l’importanza dell’innovazione tecnologica: “Le guerre future saranno combattute tanto con gli algoritmi quanto con le armi convenzionali. La NATO deve mantenere un vantaggio tecnologico e adattare la sua dottrina per integrare pienamente domini come il cyber e lo spazio.” Questa visione a lungo termine si accompagna a un forte impegno per la coesione interna dell’Alleanza, che deve rimanere “un’ancora di stabilità e un faro di valori democratici” in un’epoca di crescente competizione tra grandi potenze.
Una leadership italiana ai vertici NATO in tempi di incertezza globale
Al termine di questa esplorazione, emerge il ritratto di un leader militare che combina esperienza operativa, profondità intellettuale e abilità diplomatiche. Come presidente del Comitato Militare NATO, Giuseppe Cavo Dragone rappresenta non solo l’Italia ai vertici dell’Alleanza, ma incarna anche un approccio equilibrato alla sicurezza internazionale, che riconosce l’importanza della forza militare senza perdere di vista l’obiettivo ultimo della diplomazia.
Il suo mandato coincide con uno dei periodi più complessi nella storia recente dell’Alleanza, caratterizzato dalla guerra in Ucraina, dalle tensioni con la Cina e dalla necessità di adattare le capacità NATO a minacce sempre più diversificate. La capacità di articolare il “paradosso” tra deterrenza e dialogo riflette una visione sofisticata delle relazioni internazionali che va oltre le semplificazioni ideologiche.
In un’epoca in cui le tensioni geopolitiche richiedono tanto fermezza quanto flessibilità, la leadership di Giuseppe Cavo Dragone al Comitato Militare NATO rappresenta un esempio di come l’Italia possa contribuire significativamente agli equilibri globali, portando una prospettiva distintiva ai vertici dell’Alleanza Atlantica e confermando il ruolo del paese come attore credibile sulla scena internazionale.
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